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martedì 17 dicembre 2013

Allarme per la chirurgia low cost: operazioni eseguite in studi medici senza garanzie


Effetti della crisi: non si rinuncia alla bellezza a ogni costo
È allarme per la chirurgia plastica low cost: operazioni eseguite in studi medici senza garanzie. L'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica alleata con Regione Lombardia per tutelare i pazienti
«Importante definire i confini tra interventi che si possono eseguire in studio medico, ambulatorio e strutture protette e informare i pazienti». La Regione Lombardia apre dei tavoli tecnici per discuterne.

Operazioni chirurgiche effettuate a basso prezzo in strutture inadeguate, non adatte a affrontare eventuali emergenze e a garantire la sicurezza del paziente. Succede sempre più frequentemente in Italia, soprattutto in grandi città come Milano, tanto che il fenomeno sta assumendo i contorni dell'emergenza.
L'Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe), insieme con la Regione Lombardia, sta portando avanti un percorso per mettere un freno al problema. Nei giorni scorsi, il presidente di Aicpe, Giovanni Botti, insieme con Giorgio Celli, vicepresidente Sicads (Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e Day Surgery) e Guido Menasce, rappresentante per la Lombardia di Aiudapds (Associazione Italiana delle Unità Dedicate Autonome Private di Day Surgery), ha incontrato Fabio Rizzi, Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, per discutere del delicato tema della sicurezza dei pazienti.
«La sicurezza di ogni intervento chirurgico si basa, oltre che sulla scelta di un serio operatore, anche sulla qualità della struttura dove viene effettuato - afferma il presidente di Aicpe, Giovanni Botti -. Purtroppo con la crisi economica si è diffusa l'abitudine di eseguire operazioni importanti in ambienti inadatti. Si tratta di un fenomeno dilagante, presente soprattutto in grandi città come Milano, dove ci sono medici che propongono di eseguire interventi di rilievo (aumento o riduzione/riposizione del seno, addominoplastica, lifting del viso, ecc) in ambulatori chirurgici, che non dispongono delle caratteristiche adatte a garantire prestazioni sicure. Queste offerte di chirurgia "low cost", apparentemente vantaggiose, espongono invece i pazienti a rischi che in un paese civile non si dovrebbero correre. Questo è dovuto anche al fatto che alcune Regioni non hanno ancora definito con precisione i confini fra le varie strutture sanitarie e questa confusione facilita chi alla serietà preferisce anteporre la possibilità di accrescere la propria clientela con offerte a prezzi molto contenuti, ma a basso livello di sicurezza».
Secondo i chirurghi plastici soci di Aicpe è "improrogabile giungere rapidamente a una netta suddivisione delle specifiche competenze, indicando precisi limiti sulla base della tipologia del paziente, della complessità dell'intervento e del tipo di anestesia".
La proposta di Aicpe è chiara: negli studi medici si dovrebbero eseguire al massimo iniezioni di filler, negli ambulatori chirurgici piccoli interventi chirurgici in anestesia locale (rimozioni di neoformazioni cutanee, blefaroplastiche semplici, otoplastiche, ecc), mentre interventi di maggiore complessità in anestesia locale o generale dovrebbero essere praticati in strutture di day surgery o in strutture protette.
«Nell'incontro con il Presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia, Fabio Rizzi, è emersa una comunione di intenti e la volontà di agire per la tutela del paziente - prosegue Botti -. Il prossimo passo è la creazione di tavoli tecnici, cui parteciperanno rappresentanti delle Associazioni mediche presenti all'incontro per dar corso alla realizzazione di quanto richiesto nell'ambito della riorganizzazione della Sanità in Lombardia, regione-pilota in questo settore».
Nell'attesa che si arrivi alla definizione di leggi chiare, Aicpe ribadisce l'invito alla prudenza: «Spesso prezzi troppo bassi celano interventi praticati in ambienti non idonei, talvolta eseguiti da mani poco esperte o con tecniche inadeguate o insufficienti. Spesso si tratta di semplici specchietti per allodole: il medico dice che la proposta non è applicabile e propone alternative più costose. Quando c'è di mezzo la salute conviene verificare ogni dettaglio prima di accettare proposte apparentemente appetibili, ma quantomeno sospette».


AICPE. L'Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica (www.aicpe.org), la prima in Italia dedicata esclusivamente all'aspetto estetico della chirurgia, è nata nel settembre 2011 con l'obiettivo di dare risposte concrete in termini di servizi, tutela, aggiornamento e rappresentanza. Ad Aicpe al momento hanno aderito circa 200 chirurghi in tutta Italia, tra cui si annoverano professionisti di fama e docenti universitari. Membri di Aicpe possono essere esclusivamente professionisti con una specifica e comprovata formazione in chirurgia plastica estetica, che aderiscono a un codice etico e di comportamento da seguire fuori e dentro la sala operatoria. L'associazione ha elaborato e pubblicato le prime linee guida del settore, consultabili sul sito internet, in cui si descrive il modus operandi dei principali interventi. Scopo di Aicpe è tutelare pazienti e chirurghi plastici in diversi modi: disciplinando l'attività professionale sia per l'attività sanitaria sia per le norme etiche di comportamento; rappresentando i chirurghi plastici estetici nelle sedi istituzionali, scientifiche, tecniche e politiche per tutelare la categoria e il ruolo; promuovendo la preparazione culturale e scientifica. Tra gli obiettivi c'è anche l'istituzione di un albo professionale nazionale della categoria.




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Redazione del CorrieredelWeb.it


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